Il racconto è frutto della creatività fantastica di
Puoi essere definito un animale notturno a nove anni o puoi essere consapevole di esserlo, e quella consapevolezza ha radici profonde almeno quanto la durata della tua giovane vita: perché tutti ti dicono che a nove mesi avevi invertito la notte con il giorno; perché il tuo primo ricordo è di te all'età di circa tre anni che guardi il volto stremato di tua madre che si è addormentata leggendoti una favola della buona notte, per la terza volta di seguito, ed è così bello quel viso dagli occhi cerchiati, finalmente disteso nel sonno, che non ti stancheresti mai di guardarlo, ti succhi il pollice e te la gusti, con gli occhi mai stanchi, nel silenzio della tua cameretta mentre la luce blu, vicino al comodino, proietta sul soffitto improbabili costellazioni; perché a cinque anni ti fingi addormentato e poi, quando i grandi dormono davvero, accendi sotto le lenzuola il gameboy e ci giochi, e ci giochi fino a quando tuo padre si sveglia, se ne accorge, e ti minaccia di portartelo via; perché a sette ti infili con la pila sotto le le coperte e leggi, leggi le storie che ti portano lontano, una pagina ancora e poi spengo, una pagina ancora e poi spengo.
E' quella dimensione intima della luce artificiale, del chiaro di luna
alla finestra, che ti ha stregato, quelle ombre che si muovono a volte
sinistre e che ti raccontano di universi paralleli, di epoche lontane in
cui giravano animali terrificanti, di mostri che sbavano sostanze
appiccicose e tu resti lì e li crei perché ti distruggano e li distruggi
per crearne ancora.
E i rumori che venivano dalla camera dei tuoi che avresti voluto sapere
cosa significassero ma che non hai mai osato alzarti per andare a
decriptare e quei respiri strani e quei gemiti che poi ad un certo punto
sono spariti e che un po' alla volta sono stati sostituiti dal suono,
quello sì noto e poi persino troppo familiare delle loro litigate, le
urla smorzate e gli "attento a come parli che ci sente". E poi le porte
sbattute, e poi le porte non aperte fino al mattino e tu con le orecchie
tese ad ogni minimo rumore, sperando di sentirlo rientrare sperando di
non sentire il pianto soffocato di tua madre. Ed è così che tu, animale
notturno, cresciuto troppo in fretta, questa notte hai deciso di
vivertela fino in fondo e mentre litigavano sei sceso in silenzio, hai
spento il tuo cellulare ed hai iniziato a camminare, oltre il buio del
dolore, lampione dopo lampione, una falce di luna in cielo finché i
battiti troppo rapidi del tuo cuore non hanno preso il ritmo dei tuoi
passi, lenti.
E già comprendi camminando che non è per te che potranno continuare in
questo modo ed è un pensiero da animale adulto più che notturno, un
furto di infantile levità.
Non fa paura il buio, non quanto la luce che illumina la zattera naufraga su cui ti spinge il fallimento del loro amore.
Per Francesca che mi ha prestato il suo bellissimo scatto
Per Francesca che mi ha prestato il suo bellissimo scatto
Uno scatto bellissimo, Francé!!
RispondiEliminaMoz-
Un bambino deve lasciare la sicurezza del lampadario e inoltrarsi nella zona buia... terribile.
RispondiEliminaBuon scatto.
podi-.
Grande scatto, molto significativo...
RispondiEliminaUn abbraccio e bona giornata da Beatris
Bellissima foto che apre ad infinite interpretazioni!
RispondiEliminaTi auguro uno splendido weekend;))
A presto^__*
Come sempre, la tua classe non è acqua :)
RispondiEliminaBrava ottimo scatto Francesca.
RispondiEliminaM.
Ma è davvero un bambino come dice Podi? ed ha le cuffie alle orecchie?
RispondiEliminaAmanda, mi hai messo in dubbio... Io creo che abbia otto o nove anni (bambino o ragazzo?? forse è più grande...) Comunque, una bella immagine.
Eliminapodi-.
se davvero è un bambino (ma non credo) ed ha le cuffie alle orecchie vorrei il permesso di Francesca per farci su una storia della serie "a mille ce n'è". Attendo lumi
EliminaPodi ha buon occhio :)
EliminaLui è la mia "luna" ed ha nove anni. Non ha le cuffie alle orecchie, evidentemente i capelli molto corti e la luce riflettente, hanno accentuato le orecchie un po' a sventola.
Amanda, vista la tua florida fantasia nel creare fantastici scenari, ho letto quella tratta dalla poesia di Alberto, puoi far finta che sia ciò che vuoi.
" A mille ce n'è" è già un buon titolo :)
Attendo curiosa.
Buona domenica a tutti
Francesca
vabbè passa domani che trovi un racconto per te :)
EliminaAmanda grazie di cuore, è un racconto davvero profondo e, purtroppo, spesso molto realistico.
EliminaLo farò leggere a Mattia, la mia luna.
poi mi dirai che ne pensa Mattia :)
EliminaOttimo lavoro. Buona domenica.
RispondiEliminaBella nei suoi elementi essenziali.
RispondiEliminaHo DOVUTO cambiare indirizzo, Francesca, ma tu non mi lasciare, please!
RispondiEliminaCristiana
spettacolare sotto tutti i punti di vista
RispondiEliminaMi Piace +++
Ciao
Ste
Perfetta la foto per il racconto e viceversa, complimenti per questa collaborazione...
RispondiEliminaFrancesca, sei davvero carina con me, gentile e amabile.
RispondiEliminaSono andata in confusione a causa del blog vecchio, che dubito di poter recuperare, e ora non ricordo cose devo fare per avere i followers.
Puoi aiutarmi?Grazie e buona notte.
Cristiana
Cristiana
la foto è mozzafiato, il racconto dell'Amanda è come sempre stupendo. piacere di conoscerti Francesca
RispondiEliminaSandra
Complimenti per tutto!!!
RispondiEliminaDavvero una collaborazione riuscita. Ancora! :-)
RispondiEliminaoh Silvia ora mettici del tuo!
EliminaNO bella…di più!!!
RispondiEliminaCinzia
Ciao! Ho trovato il tuo blog girovagando tra le pagine.. E' un blog molto interessante! Mi piace che a quanto ho potuto vedere tratta vari argomenti! ^^ Ti seguirò volentieri ^^ Se hai voglia passa da me!
RispondiEliminaA presto... Pollysilvia ^^
Las colaboraciones siempre dan alegrías. Ésta es perfecta ... la foto estupenda y perfectamente arropada por esa historia .
RispondiEliminaAbrazos
Wonderful photo !
RispondiEliminaGreetings from Finland.
Amanda è bravissima .
RispondiEliminaMaurizio